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Troppo spesso leggiamo notizie di roghi appiccati a rifiuti speciali. Un modo più veloce, e illegale, di sbarazzarsi di rifiuti che, invece, dovrebbero essere smaltiti secondo un preciso standard e nel pieno rispetto della legge. Ma cosa si rischia nel farlo? Per prima cosa i rischi per la salute sono notevoli quando vengono bruciate sostanze tossiche. C’è poi la questione del reato di disastro ambientale, unito a quello di combustione illecita di rifiuti.

La legge definisce “speciali” tutti quei rifiuti considerati pericolosi in base alle loro caratteristiche. Rientrano in questa categoria gli scarti delle lavorazioni industriali, i rifiuti prodotti in ambito sanitario e quelli che derivano da tutte le attività di recupero e di smaltimento, oltre ai fanghi che sono il risultato del trattamento delle acque e quelli provenienti dalla depurazione.

Propagare un incendio in seguito alla combustione di rifiuti speciali è reato ed è molto pericoloso, come dicevamo, per la salute. Diossine e sostanze microinquinanti si liberano nell’aria e, se in percentuali significative, possono diventare un vero pericolo per la salute pubblica. Le conseguenze giuridiche sono ben disciplinate dal nostro regolamento, con l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini.

Il reato di combustione illecita punisce chi appicca il fuoco, in modo consapevole e volontario. La natura del gesto che viene punito è dolosa. Il disastro ambientale è punito molto severamente dal nostro ordinamento, con pene che oscillano da 5 a 15 anni, mentre il reato di combustione illecita è punito da 2 a 5 anni.

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